sabato 30 novembre 2013

c'est la nuit

Il turno di notte è qualcosa che ti cambia la vita.
Dal punto di vista economico è importante, perché,  essendo pagato qualcosa in più,ti permette di poter arrivare alla prossima busta paga con la sicurezza di poterti comprare le sigarette tutti i giorni. Da quello della salute anche, perché ti sbomballa i bioritmi in un modo che potrebbe capire solo un orso marsicano con l'insonnia a gennaio. 
Climaticamente l'estate è anche piacevole lavorare di notte, purtroppo c'è l'inconveniente che devi recuperare le ore di sonno in momenti della giornata così caldi che bestemmierebbe pure un tuareg. L'inverno,invece, lavorando di notte,riesci a percepire il momento esatto in cui i tuoi alluci perdono sensibilità. Fortunatamente il turno dura otto ore e questo ti permette di portarli a casa nelle scarpe invece che in un sacchetto per darli al gatto dopo l'amputazione.

causa del decesso: straordinario di tre ore

Certo si potrebbe smettere di fumare e lavorare di giorno guadagnando di meno, ma a quel punto, se ci si riesce, ho paura che l'eccessiva autostima che ne conseguirebbe potrebbe portare a gesti sconsiderati tipo tentare l'invasione della Kamchatka con un solo carro armato o ordinare solo acqua liscia al locale, confidando nella possibilità di poterla tramutare in Oban invecchiato vent'anni.

best barman ever

Stare sveglio ad orari da viado brasiliano, però, ha anche dei lati positivi. La notte il cervello - forse perché poco distratto da fattori esterni tipo la vita degli altri che ti scorre vicino- ti permette di pensare in maniera più profonda, di elaborare concetti che in altri orari non sarebbero così nitidi, di concentrarti su te stesso e sulle tue cose come non potresti fare in altri momenti della tua giornata. Peccato che il tuo emisfero sinistro si gingilli nel lanciarti spam di modi infallibili sul come evitare di fare il turno di notte successivo. Sono come i messaggi che ci si ritrova nella casella di posta elettronica, tipo quelli che ti promettono soluzioni per l'allungamento del pene. Quelli a cui non credi ma che un occhio ce lo butti.  Quasi tutti, comunque, non vanno più in là dal suggerirti di spendere la tua paga giornaliera in gratta e vinci o, in alternativa, l'automutilazione.

che poi tutto sommato credo mi slanci anche

Il sonno è il grande nemico lavoratore notturno. Il maledetto ti prende all'improvviso,di solito qualche minuto dopo che ti sei detto : " Però! Stasera mi sento bello sveglio!". Circa dieci minuti dopo aver pronunciato quelle parole ti ritrovi in fase R.E.M.  appoggiato a qualsiasi cosa: colonne, distributori automatici,pareti immaginarie, colleghi in stato catatonico anche loro. L'arma immaginaria del lavoratore per combattere il sonno è il caffè delle macchinette, una brodaglia che non daresti ad un prigioniero di guerra, ma che ti fa credere che ,bevendone a litri, possa avere un minimo effetto eccitante. In realtà l'unica cosa che si eccita sono le tue pareti intestinali. Non è raro vedere gente in fabbrica tramutarsi da semplici operai in splendidi centometristi in direzione delle toilette dopo aver degustato la corposa miscela del distributore.
Per tutti questi motivi, quindi, è importante affrontare il turno di notte belli riposati. L'alternativa è uno stato allucinatorio provocato dalla privazione del riposo, di solito verso le tre-tre e mezza, in cui potresti credere che i bulloni ti parlino o immaginarti rapporti carnali con una femmina di Barbapapà.

mmmmmmmmmmm, nasty babe

Insomma, a lavorare la notte non ci si abitua, siamo animali diurni e siamo fatti per vivere di giorno. La notte ti lascia troppo solo con te stesso e questo va bene solo se non ti stai troppo sul cazzo. Questo post è stato pensato durante un notte in fabbrica, quando verranno ricontrattati i diritti dei lavoratori portatelo pure come prova dei danni che comporta il lavoro notturno.
Adesso vado a dormire, è giorno ormai.








durante la stesura di questo post non è stato molestato nessun Barbapapà.






venerdì 29 novembre 2013

quarantanni

Da ragazzo mi sono immaginato spesso a quarant'anni. Ritenendola un'età infinitamente lontana, avevo una visione di me stesso quarantenne abbastanza vaga.
Decisamente confusa.


La maggior parte delle volte la mia idea di me stesso quarantenne era così:


scusa, per l'Ikea de la Bufalotta?


Nei momenti di realismo pessimismo shopenahueriano così:



quello senza corna esplicite


Nelle occasioni di ottimismo più sfrenato, invece, così:


sbrigate a fa sta cazzo de foto che l'ho pagate fino a mezzanotte.


Certe visioni erano figlie, oltre che delle sostanze psicotrope dell'epoca, anche del fatto che sono stato ragazzo tra gli anni '80 e '90, in un periodo in cui io e i miei coetanei siamo stati bombardati da talmente tanto ottimismo obbligatorio che in confronto la guerra in Iraq è stato un capodanno napoletano con il presidio fisso della guardia di finanza di Bolzano.

Credo che se fossi un ventenne oggi, la prospettiva sarebbe poco distante da questa:

happyness


Arrivato al traguardo, devo dire che sono molto diverso dal me stesso che avevo ipotizzato.
 E che i pusher negli anni '90 avevano prodottini decisamente buoni.
Perlopiù sono rimasto il solito cazzone di quell'epoca e,nonostante il tempo passato si possa quantificare anche in ettolitri, i neuroni sono rimasti in buona parte sani. Certo qualcosa è cambiato,gli anni tolgono e regalano (fortunatamente essere tricoticamente svantaggiati non ti obbliga più al riporto, al primo accenno di sfrontatura avevo il terrore di diventare un novello Franco Strippoli), ma cerco di pensare che siano miglioramenti.
A quarant'anni mi ritrovo con un rapporto esperienze/colesterolo di poco a favore di quest'ultimo, leggo ancora i fumetti, faccio ancora air guitar allo specchio in mutande. Bestemmio parlando di politica e canto in macchina la sigla de "Il grande Mazinga". Probabilmente il barbone della prima foto se la gode di più, ma non mi lamento. In fondo potevo passare le giornate a guardare il culo di due buoi.
E quando avrò qualcosa da raccontare, potrò farlo anche qui.