sabato 14 dicembre 2013

radio Foco - quel pomeriggio di un giorno da grunge

Pearl Jam - Jeremy



Blind Melon - No rain



Counting Crows- Mr. Jones


Robert Plant -29 Palms


Faith No More- Easy (like sunday morning)



Temple Of The Dog - Hunger Strike


enjoy.








quel pomeriggio di un giorno da grunge (terza e ultima parte)




Facciamo un quarto d'ora di una fila da mensa dei poveri per dilapidare gran parte di quel poco che abbiamo in quattro - birre - quattro. Io, Ferro e Kurt ci accontentiamo di semplici Peroni, mentre Vipera, di gusti inflessibili, non rinuncia alla sua birra preferita.
- Una C.
- Una Ccccc.
- Una Ccccèèèè...
- UnAdelscott.

Sorseggiamo le nostre costosissime birre continuando a lanciare sguardi carichi di fastidio e di disgusto random, poi io e Kurt ci accorgiamo che tre ragazze  sembrano fissarci. Cerchiamo di non ricambiare  e nel frattempo mettiamo in mostra tutto il nostro campionario di espressioni facciali da belli e dannati, sembrando probabilmente solamente costipati.
 Buttiamo un occhio e loro sono ancora lì che parlottano con il mirino sempre puntato nella nostra direzione.
 Io e Kurt ci scambiamo un sorrisetto compiaciuto a cui si unisce Ferro, completamente ignaro del motivo ma forse in un momento di empatia occasionale.
Le tre si fanno coraggio e vengono verso di noi.
Io cerco di trovare una frase d'approccio che possa fulminarle, Kurt si allunga in posizione plastica coi gomiti sul bancone, Ferro ci avverte che tre ragazze ci stanno guardando e Vipera sembra stia balbettando anche mentalmente.
Mi appresto emettere un dannatissimo "ciao" ma una di loro mi brucia sul tempo.

- A regà, che c'avete der fumo da vende?
- Eh?
- Fumo. Ce lo vendete un po'?
- No, non ce l'abbiamo. Non c'abbiamo niente.
- Daje, solo un pezzetto. Magari ce l'annamo a fumà insieme in pineta.
- No, veramente, non ce l'abbiamo fumo.
- Ah, vabbè, scusate, è che  sembrate veramente quattro fattoni (risata),pensavamo d'annà a botta sicura .Allora come non detto. Ciao.

Ci hanno girato le spalle già da un po' e io sono ancora lì impietrito nella stessa posizione con cui le avevo accolte,ancora armato del mio miglior sorriso seccatomisi in faccia. Kurt , intanto, sul bancone sembra una malriuscita copia della "Pietà" di Michelangelo senza la Madonna, Ferro ha un chiaro "sticazzi" scritto coi muscoli del viso  e Vipera è impegnato in un maldestro tentativo di autoinglobarsi nell'intonaco di una parete.
Cinque minuti di silenzio e poi conveniamo che si trattava solamente di tre ragazze superficiali, probabilmente anche un po' mignotte, che , per ovvie mancanze intellettive, non sanno distinguere  un tossico da un giovane che rifiuta di confondersi con la massa beota di cui fanno parte. 
Ci rassicuriamo a vicenda sul fatto che non sembriamo minimamente dei tossicodipendenti ma che ,anzi, potremmo essere scambiati tranquillamente per giovani di Seattle, scartavetriamo Vipera dal muro e decidiamo che la parentesi "gita di Pasquetta" può tranquillamente avviarsi verso la sua conclusione.

Prima di risalire in macchina salutiamo il lago e le sue sponde con un dito medio di gruppo, cosa che però viene equivocata da un piccolo branco di ragazzi a una ventina di metri. Restii a dare spiegazioni, saliamo subito in macchina, atteggiamento che  pare confermare al gruppetto l'idea che il gesto fosse destinato a loro, e che li convince a correre verso di noi. Vipera mette in moto e parte a razzo mentre tre di loro arrivano a scalciare la parte posteriore della macchina. Riusciamo ad uscire dall'intrigo di automobili e a schizzare verso la strada principale tra cazzotti sul lunotto  e calci al parafanghi. Dai finestrini passano le urla degli inseguitori, tra le quali si distingue chiaramente un "brutti tossici de merda".

Per non incappare nella massa che ritorna, e quindi in una fila tipo quella dell'andata, stabiliamo di prendere delle strade interne meno trafficate.

Il silenzio che fa da colonna sonora al nostro ritorno a casa viene improvvisamente rotto da Vipera in maniera decisamente allarmata:

- I CA.
- I CAAA.
- I CAAAAAAA.

Davanti a noi , ad un centinaio di metri, il nemico naturale dei giovani alternativi e anticonformisti: il posto di blocco dei carabinieri.
E noi gli stiamo andando proprio incontro.
Nonostante non abbiamo nessun motivo per cui essere preoccupati, parte la ricerca visiva per individuare incroci da imboccare per evitare l'incontro. Purtroppo la cosa si rivela essere vana, visto che non c'è nessun incrocio o stradina se non metri dopo la posizione occupata dai carabinieri stessi.
In uno stato di immotivata ma ancestrale tensione proseguiamo dritti e ognuno di noi cerca di trovare il modo per non risultare un obiettivo che possa destare il loro interesse.
A trenta metri dal posto di blocco, Kurt pare cercare di farsi un'improbabile riga da una parte sui capelli, Ferro si produce nella solita faccia inespressiva, Vipera spegne la radio ed abbozza un sorriso da bravo ragazzo che lo fa sembrare più un trans con una paresi ed io faccio finta di leggere con interesse il libretto d'istruzioni dell'auto. Al contrario.

Tutto vanificato dalla paletta che ci viene sventolata davanti.

- B. Bbbb. Bbbuóóóó. (buonasera n.d.s.)
- Scendete dall'auto per favore.

Scendiamo.

- Biondo, dammi i dicumenti ,va. Vi stavamo aspettando, sapete?
- Eh?
- Lo sapevamo che passavate da queste parti.
- Ma noi?
- Brigadié, questi fanno i finti tonti. Forza, non ci fate perdere tempo, dove ce l'avete?
- Ma che?
- L'erba, che? Lo sappiamo che ce l'avete, c'hanno avvisato che passavate, sappiamo tutto.
- Ma...ma...chi v'ha avvisato? Noi non c'abbiamo niente.
- Sssss. S. Ssssssssssssssssss.
- Brigadié, questo è gia fatto, non riesce a spiccicare parola. E dicono che non portano droga!
- Guardi che veramente lui ha un difett...
- Ah, volete renderci le cose difficili, eh? Allora perquisiamo voi e la macchina.

Mentre svuotiamo le tasche, Vipera ci guarda come convinto che l'erba noialtri si abbia veramente e che lo sappiano  tutti tranne lui. Cerco di mettermi in comunicazione telepatica con lui per dirgli d'andare a fare in culo.

- Addosso niente brigadié. Ce l'avete in macchina?
- Noooo, non c'abbiamo nienteeee.
- Guardate che se adesso ve la trovo poi sono cazzi, eh.
- Ma se vi diciamo che noi...
- Va bene l'avete voluto voi. Mi sa che stasera dormite in centrale.

Col brigadiere che ci sorveglia puntandoci il mitra, assistiamo allo sventramento dell'auto di Vipera da parte dell'altro rappresentante delle forze dell'ordine. Volano fuori tappetini, cassette, pezzi di carta, un ombrello, la biografia di Jim Morrison, le bacchette da batterista, il bloccasterzo, un poster piegato di Bon Jovi che ci fa guardare male Vipera.
Nel frattempo ci sfilano a fianco macchine su macchine e in una di queste riconosco uno dei ragazzi che ci aveva inseguito che ci mostra ridendo il dito medio.
 La devastazione dell'auto passa dagli sedili anteriori a quelli posteriori che vengono quasi sganciati.
Mentre cerco di protestare in qualche maniera vengo interrotto da un grido di trionfo proveniente da sotto un sedile.

- Aaaahaaaaaaa! Vedi che qualcosa c'era!

Ci guardiamo in faccia con espressioni interrogative mentre il carabiniere riemerge da dentro la Peugeot con uno sguardo decisamente soddisfatto.
Nella mano destra porta una bustina piena con un laccetto legato ed un talloncino su cui è scritto chiaramente :"Twinings -Earl Grey".

- Allora, non avevate niente eh? E con questa che ci facciamo?

Il genio decide di toccare ancora Vipera.

- Ssssssenzalacquacaldaniente!

La risposta di Vipera ci fa scoppiare tutti a ridere, risata a cui sorprendentemente si unisce anche il brigadiere.
- Appuntà, siete 'nu strunz. Questi non c'hann' 'nu cazz'. M'avite fatt' perdere 'nu sacc' 'e tiemp'. Scusate ragazzi, è che all'appuntato nun ce piacion' i capelloni. Appuntà, iamm' và, che me sò scassat' u cazz'.

Mentre rientrano nell'auto si sente chiaramente " V'aspettavo, lo sapevamo. Ma quanti cen'hai beccati con stu sistem',eh? Si proprio 'nu strunz'."

L'auto dei carabinieri se ne va, mentre la nostra è da rimontare. La ricomponiamo ridendo, riempiendo di pacche Vipera, grande protagonista dell'episodio. A votazione unanime decidiamo di non togliere mai la bustina di thè da dentro la macchina.

Dopo un buon venti minuti possiamo ripartire. Vipera può scegliere la musica per il ritorno, privilegio conquistato sul campo.
 Casa è vicina e ci torniamo tutti d'accordo su una cosa : fanculo Pasquetta.

"Riders on the storm. Riders on the storm. Into this house we're born. Into this world we're throw"


fin.





martedì 10 dicembre 2013

memorie dal futuro (incubo di una notte di mezz'età)





- clic -
-Marco se n'é andato e non ritorna più. Il treno delle 7 e 30 senza lui, è un cuore di metallo senza l'anima-


AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHGGHH!
DOVE SONOOOOOOO ?
CHE CI FACCIO QUIIIII?
 E ...
SOPRATTUTTO...
chi cazzo sono io?

-Buongiorno. Sono le quattro e trenta del mattino. È il 18 novembre del 2043. Lei è il signor Foco. Oggi è di primo turno in fabbrica.-

Chi...chi è che sta parlando?

- Sono Svetlana 3.1, la sua badante domotica. Programma di assistenza in corredo al suo programma di house computer.È ora che si alzi.-

- Rinchiuso in camera e non vuoi mangiare. Stringi forte a te il cuscino. Piangi e non lo sai. Quanto altro male ti farà la solitudine -

Si, mi sembra di ricordare...ma si può spegnere 'sta musica de mer...ma...ma...FERMI TUTTI! OH MAMMAMIA...NON CI CREDO...HO UN'EREZIONE! SVETLANA, SVELTA, MODALITÀ ZOZZERIE...NON POSSIAMO PERDERE TEMP...

- I sensori dicono che non si tratta di un'erezione. Come al solito lo stimolatore elettronico di vescica è entrato in conflitto con lo scaldasonno rilasciando microscariche elettriche. Glielo ripeto anche stamattina, Il MINZIOTRONIC 400 è obsoleto, consiglio ancora il nuovo modello di FALLABEN 2.0. Ripeto anche che non ho contemplata nessuna modalità zozzerie.-

Ah, quindi là sotto s'è mosso come le rane di Alessandro Volta. Breackdance post mortem indotta elettricamente...peccato.

- Non capisco. Vuole che faccia una ricerca su Google?-

Lascia perdere, vado in bagno. Dov'è che sta?

- L'ubicazione è sempre la stessa: prima porta a destra fuori dalla camera-

Va bene, ma... TOGLI 'STA CAZZO DE MUSICA DE MERDA! Ma come minchia hai scelto  questa stazione web?

- Lei ha chiesto musica rock antica. Laura Pausini è nella "hall of fame of rock" dal 2018.-

Ah... preferivo non ricordare.

Lo visione di me stesso allo specchio  olografico mi aiuta a diradare parte della nebbia che ho in testa. Ricordo chi sono adesso. Sono Foco, ho quasi settant'anni e oggi comincio la mia ultima settimana di lavoro prima della pensione.
La doccia di vapore mi sveglia definitivamente, anche se ancora non sono del tutto sicuro di tutto quello che mi aspetta durante la giornata.

- La colazione è pronta. Oggi fibre e amminoacidi. Il dispensatore di farmaci ha tarato la sua dose giornaliera, la trova nello scompartimento del crio-freezeer.-

Yelena, ma un croissant non lo posso avere?

- Il mio nome è Svetlana 3.1. No. Fibre e amminoacidi.-

Mangio la pappa insapore che trovo sul tavolo elettronico con la soddisfazione di un cesso che ingoia quello per cui è stato creato. Ho indossato la tuta blu che ho trovato pronta in bagno. Mi sta un po' stretta. Il termojacket invece è comodo e bello caldo.

Io vado Katiusha, per pranzo vorrei della carne.

- il mio nome è Svetlana 3.1. La carne non fa parte della dieta che il suo dottore mi ha inviato via e-mail. Si ricordi di impostare il percorso per la fabbrica sul navigatron dell'automobile. L'ultima volta che non l'ha fatto la polizia cittadina l'ha individuata solo grazie al microchip aziendale. Era a 72 chilometri dalla fabbrica e pretendeva di entrare per lavorare in un convento di Carmelitane.-

Ah, sto messo bene allora ehehehe. Se avessi avuto tutto a posto nelle mutande non credo avrebbero avuto da protestare.
-Non capisco. Faccio una ricerca su Google?-

Lascia stare.

Questa dovrebbe essere la mia auto. Si, me la ricordo, una FIAT " fivehundred" penultimo modello.
Il meglio della ricerca italiana nel campo delle automobili. Motore delicatissimo che va a una miscela di carbon coke e olio sfritto dei ristoranti cinesi. Inquina un po', ma il trattato mondiale di Detroit ha definitivamente sancito che non c'è nessuna correlazione tra inquinamento e cambiamenti climatici. Imposto la direzione sul navigatron e via, andiamo a lavorare.

Una settimana. Ancora un'ultima settimana e poi sarò in pensione. Non riesco a ricordarmi il giorno che sono stato assunto, ma di sicuro era tanto tempo fa. 
Una settimana e andrò a percepire un quarto di quello che prendo di stipendio adesso: 300.000 sud- euro. Il minimo indispensabile per potermi permettere due pasti al giorno e il sostentamento della casa. Mi sa che Alena sarà l'ultimo modello di house computer che potrò permettermi. 
La tanto attesa riforma delle pensioni del '27, la legge Piersilvio, ha cambiato solo il font delle e-mail di accredito e i tempi utili per riscuotere. Adesso hai una settimana, se ti presenti al servizio pensioni un giorno più tardi il diritto del mensile decade e salti un accredito. Ogni mese ci sono problemi perché qualcuno in ritardo fa casino. E spesso durante il casino qualcuno s'infarta e toglie un peso all'ente pensionistico. Vincono sempre loro.

La strada per andare al lavoro è sempre la stessa da decine di anni. Qui la montagna e la campagna hanno resistito all'urbanizzazione, ma solo perché costruire qui era molto costoso. Meglio la pianura dove c'è meno roccia. 
Mi ricordo quando trent'anni fa si potevano incontrare cinghiali e tassi. Adesso non se ne vedono più, la gente li caccia per mangiare da dopo la grande crisi economica del '24. Si sono estinte anche le volpi, nonostante siano stoppacciose.
Un momento. Quello è il camion della nettezza umana, cosa ci fa qui?

Autocomputer: rallentare.

Buongiorno, che è successo?

- Niente, il solito lavoratore che ha deciso di anticipare la pensione. Un ictus mentre andava in fabbrica. I sensori dell'auto non hanno più rilevato battito e il computer ci ha chiamati. Pare morto da un bel po', ma adesso lo portiamo allo stoccamento salme. Buona giornata.-

Grazie, buon lavoro.

Eh, buona giornata un cazzo. 'Ste cose mi mettono sempre angoscia. Vabbè, finché non stoccano te! Ho l'istinto di toccarmi sopra lo stimolatore vescicale, boh, sarà un'altra scarichetta.

Il navigatron dice che sono arrivato. Si, questa mi sembra proprio la mia fabbrica, la grande insegna rossa, gli ideogrammi cinesi alti venti metri, si, è la mia.

 Autocomputer: parcheggio.

Ventisette chilometri in quarantacinque minuti, un altro grande record! Poi dicono che gli anziani non sanno guidare! Tutto merito del cappello da guidatore. Certo sono un pazzo incosciente ad andare così veloce, ma un po' di brivido nella vita ci vuole no?

-Beep-
-Foco, matricola 13285, meccanico manutentore.-

Ah, il riconoscimento del chip aziendale. Bene, adesso so pure che mansione occupo.

-Uééé, grande Foco! Allora? Pronto per l'ultima settimana?
Oh...ciao...si,si, prontissimo. Ciao...ciao.

Ma chi cazzo era? Mai visto. Hanno fatto nuove assunzioni? È dal '19 che non assumono. E poi prendono sessantenni? Boh!? Ma chi cazzo se ne frega!

C'è la solita fila per la distribuzione di indumenti igienici contenitivi. Quando gli addetti igienici due anni fa fecero sciopero ,l'azienda fu costretta a distribuire tute nuove a quasi tutti - eheheh -Una giornata di merda! Il Liliani l'hanno dovuto lavare come un neonato, poveraccio.

-  Beeep  - Clunk  -
- Aiuto manutentore C.I.R.O.  pronto ad operare -
Oh, scatoletta, buongiorno!
- buongiorno a soreta.-

Quando ci hanno affiancato i droni è stata una bella innovazione. Il mio assomigliava al robottino di quel vecchio film di cinquant'anni fa, "Guerre spaziali"  o come cazzo si chiamava. All'inizio era una pacchia, mi aiutava nelle operazioni di manutenzione scomode, quelle che mi costringevano a chinarmi o a sdraiarmi. Poi ,dopo l'ultimo aggiornamento, le cose sono un po' peggiorate. La colpa è dell'azienda che ha acquistato programmi d'imitazione senziente a buon mercato. Al mio hanno impiantato un programma d'imitazione cerebrale basato su un ventenne napoletano stronzo.

Pronto a lavorare duro, barattolo?
- ma nun me scassà 'o cazz' vafammuocc'acchitèmmuort'-

Appunto.

La giornata passa lenta oggi, ma tanto altri sei giorni e sarà tutto riposo. Per la maggior parte del tempo sono impegnato a riparare un macchinario che non mi ricordo a che serva. Il bestione  è bello complicato, ed il fatto che ogni tanto mi dimentichi cosa sono andato a fare, certo non mi facilita le cose.
Il drone, come al solito, non mi aiuta. Se non fosse una macchina giurerei che dorma.
Il plasma da saldatura mi crea scompensi tipo lo scaldasonno, vado in bagno ogni cinque minuti.

- Foco al taglio laser longitudinale per un guasto. Foco al taglio laser longitudinale per un guasto.-

- ué. Rimbabit'.Te stann' chiamann'-
A me? Ah già...Foco sono io. Scusa pupazzo, dov'è il coso laser longitudinale?
- abbash, ropp' all'avvolgitore- 
Ah, grazie. Tu vieni?
- mango p'o cazz-

C'ho messo un po' a capire che cos'era successo, un'oretta. Un'altra ora mi ci è voluta per riparare il danno: la dentiera di Liliani incastrata nel termoriduttore. 

-Oh, Foco, ti vieni a prendere un bicchiere di cicoria calda al distributore?
Oh, Vantani. Arrivo.
C.I.R.O, finisci di montare quello stabilizzatore, io vado a prendermi una cicoria.
- machecazzomenefregammé. Ma vattinne spaccimm' -
Ecco. Vabbè, lo faccio io dopo...'attelappijànderculo.

-Oh, allora? Ultima settimana e poi via, basta fabbrica.
Eh, ce l'abbiamo fatta, alla faccia del servizio nazionale pensionistico. Tu che farai dopo?
-Beh, io intanto mi farò quell'interventino di protesi all'anca, poi penso che andrò molto in bicicletta.
Bicicletta? Vantani , pesi 123 chili!
-Eh, ma un po' di bicicletta e poi vedrai se non riaquisto la forma. Te l'ho mai detto che una volta correvo da semiprofessionista?
Vantà, io sono rincoglionito, ma in quarant'anni di lavoro assieme, me l'avrai detto un paio di volte al giorno. Non mi ricordo che ho fatto ieri, ma che correvi è impossibile che me lo scordi.
-Vabbè, via, andiamo che il turno è quasi finito. Ci vediamo domani.
Ciao Vantani.

C.I.R.O, hai finito? 
- oh oggi m'hai veramente shpaccat' 'a uallera -
Va bene, va bene, finiamo domani, rottame. Spegniti.
-vafangu...- clic -

-Aiuto manutentore C.I.R.O in spegnimento-
- clic -

La giornata è finita, adesso mi metto in fila ed esco. È stata dura. Lo è ogni giorno di più. Altri sei giorni e addio posto di merda. Sarò povero ma libero, cazzo. Libero di fare il cazzo che mi pare. Libero di essere finalmente un individuo, non più un numero su un microchip. 
Dov'è l'auto, dove cazzo l'ho messa? 
Non vedo l'ora di tornare a casa mia.
A casa mia.
Casa mia.
Casa mia...
Casa... .........
.........
.........
Ma...dove abito?
Dove sono?
E soprattutto...
Io chi cazzo sono?

domenica 8 dicembre 2013

quel pomeriggio di un giorno da grunge (seconda parte)



I Pearl Jam cantano di Jeremy e della sua triste storia, Kurt e Ferro se ne stanno in silenzio dietro mentre io vivo il tragitto sul sedile davanti con un occhio alla strada e uno Vipera che, nonostante  sia un ottimo guidatore, ha la brutta abitudine di farsi prendere troppo dalla musica.
Lo affascina soprattutto la parte ritmica che cerca di riprodurre battendo sul cruscotto con due bacchette da batterista. Il fatto che mentre lo fa guidi con le ginocchia ,mi procura uno stato di calma non troppo diverso da quello di un riccio che attraversa l'autostrada.
Che, ok, la vita farà anche schifo, ma intimamente sento il bisogno di indagare sul concetto ancora per qualche annetto.
I due sul sedile posteriore sembrano in perenne fermo immagine. Kurt ha la solita, fissa espressione contrita che lo fa sembrare sempre in perenne sofferenza, anche quando racconta una barzelletta sporca, mentre Ferro nuota nella sua calma al limite del soprannaturale.

Ferro potrebbe dirti con la medesima flemma che forse pioverà come che hai un crotalo su una spalla. È anche il meno attendibile quando si tratta di giudicare la bontà di una qualsiasi sostanza appena acquistata, visto che tra prima e dopo l'uso non dà il minimo segno di cambiamento o alterazione.
Es.:
-Ferro, com'è st'erba?
-Ah, ce l'hai messa poi?

Il percorso per arrivare al lago in questione è lungo una sessantina di chilometri, tra i quali sono presenti un breve tratto di autostrada e uno di superstrada.
Al casello ci ritroviamo imbottigliati in una fila lunga mezzo chilometro

- Tanto questi vanno tutti al mare.
- Ma si, vedrai 'ste pecore come si divertiranno in mezzo al casino che troveranno.
- Non c'è niente da fare, la massa è sempre la massa.
- OhperòadessomettoiDoors.
- Oh, e vaffanculo con 'sti Doors! Se facciamo 'sta fila con "The end", chiedo al casellante di spararmi.
- I casellanti mica ce l'hanno la pistola.
- Allora mi faccio decapitare con la sbarra e con gli ultimi spasimi scrivo nel sangue : " Jim Morrison m'ha rotto il cazzo".
- V.VVVabbèVasco?

Ci immettiamo in autostrada con le casse che diffondono "Roadhouse blues".

Dopo aver percorso sette chilometri di autostrada in un quarto d'ora e augurato a Morrison di rinascere per aver la possibilità di ammazzarlo noi ( augurio da cui Vipera si dissocia  ), prendiamo la superstrada con l'impressione di aver davanti le stesse macchine che ci precedevano al casello.

- Si, ma tanto stanno andando al mare.
- Si, sono talmente coglioni da non capire che se continuavano in autostrada facevano prima.
- Brutti pecoroni che seguono il branco. Sbaglia uno, sbagliano tutti. E rompono il cazzo a chi ha scelto di fare una cosa diversa.
- L'ottusità della massa è il male più grande. L'ha detto pure coso...
- C.CCChi?
- Boh...coso... Il filosofo...ma che ne sai te.

Ma la fila, diversamente da come ci siamo augurati fino all'ultimo incrocio, ci precede per tutta la strada che porta al lago. Lago che dopo un paio di tornanti ci appare, portando con sé la sua brutta sorpresa: le sue rive costeggiate da un enorme mosaico multicolore fatto di centinaia di automobili, uno sterminato livello di Tetris ancora lontano dal game over.
Il panorama mi lascia a bocca aperta, mentre Kurt regola l'espressione da "contrito" a "profondamente affranto", Ferro rimane impassibile e Vipera tenta di articolare un bestemmione, arrendendosi molto prima di aver finito di enunciare l'aggettivo con cui etichettare l'ipotetica figura sacra.
La massa è più subdola e sfuggente di quello che pensavamo.

"This is the end, my only friend ,the end. Of our elaborate plans, the end."


Ancora in preda allo shock, decidiamo di fermarci ugualmente e per parcheggiare ,in mezzo a quell'enorme agglomerato di mezzi di locomozione, ci mettiamo mezz'ora.
La spiaggia è un carnaio formato di gente di qualsiasi età. Ci sono famiglie che sembrano voler fare un pranzo di nozze con vista sull'acqua e che chiamano la cosa picnic, anziani temerariamente in canottiera che scrutano la sponda opposta con la stessa faccia con cui criticano i lavori dei cantieri, gruppi di giovani variegati armati di giamaicani dai quali esce solo musica dance, sciami di ragazzini che infestano la riva incuranti di chi e cosa travolgono.
Per dei giovani alternativi come noi, un inferno che nemmeno Bosh sotto ketamina avrebbe potuto immaginare.
Dopo aver rimirato con disgusto la folla per un buon quindici minuti, individuiamo un angolo di spiaggia quasi deserto e decidiamo di porre lì la base da cui combattere la massa a colpi di distinzione.
Il fatto che quel pezzetto di terra sia pieno di merde di cane, con un rapporto stronzi/sabbia pressoché in pari, ci fa riconsiderare la teoria sulla massa completamente idiota. Vipera purtroppo si è fatto fregare dall'entusiasmo che l'ha spinto a sedersi senza  badare troppo alla consistenza del suolo, così ora è impegnato in un balletto fatto di pacche sul didietro dei pantaloni e abbozzi reiterati di frasi blasfeme.
Che trasandati e sdruciti va bene, ma la merda addosso è uno step verso la diversità che non ci sentiamo ancora di fare.

In preda alla desolazione più nera, concordiamo di dirigerci verso l'unico posto in cui quattro ragazzi grunge come noi possono trovare uno straccio di sollievo : il bar della spiaggia.




continua...

venerdì 6 dicembre 2013

quel pomeriggio di un giorno da grunge (prima parte)





È il giorno di Pasquetta del 1994.
Io e i miei amici Kurt, Ferro e Vipera siamo quattro ventenni che hanno deciso di abbracciare il "grunge".
 O almeno quello che ne abbiamo capito.
Già, perché, in un periodo in cui internet è qualcosa che si attesta per noi ancora ai limiti della fantascienza, un movimento culturale che nasce a Seattle ha le stesse possibilità di arrivare, nella sua interezza nella profonda provincia italiana , del termine "sincrotrone" all'ultimo della fila durante il gioco del passaparola. Nel nostro caso il tutto si ferma all'ascolto di molti nuovi gruppi rock, all'indossare jeans sdruciti al limite della disgregazione molecolare, camicione di flanella a quadri e a portare i capelli lunghi e decisamente non curati. 
Anche se Vipera li ha stranamente luminosi e profumati, cosa che ha instillato in noi il sospetto che, di nascosto, faccia un copioso uso di balsamo, il traditore.
Insomma, il massimo dell'anticonformismo possibile se vivi in un paesello di campagna di mille anime invece che in una città qualsiasi con un numero di abitanti di almeno quattro cifre.
Ma a noi basta per placare la nostra voglia di diversità.
Il nostro essere diversi è fatto di decisioni controcorrente, di atti di ribellione estremi, di gesti assolutamente non omologanti.
Come non aver voluto considerare l'idea di una gita fuori porta per Pasquetta.
Che quello lo fanno tutti e noi non siamo come gli altri, cazzo!
Solo che essere così alternativi in un posto diventato deserto come Hiroshima in un qualsiasi martedì pomeriggio del 1946 ,perché la gitarella se la stanno facendo tutti , non dà molta soddisfazione.
Da chi sei diverso se in giro non ci sta un cazzo di nessuno?
E' uno di quei casi in cui la mancanza di termini di paragone tangibili manda a puttane tutta la teoria.

Così pensiamo di riconsiderare la mozione: "fanculo Pasquetta".

- Lalas, dai, butta fuori un'idea.

Lalas sono io. Il soprannome deriva dal fatto che portando capelli lunghi e pizzo rossicci, questo mi fa assomigliare vagamente ad un calciatore americano con velleità da rocker che gioca in serie A. Lalas appunto. Porto anche degli occhialini con lenti rosse che mi fanno assomigliare ad un cieco a cui l'ottico ha fatto uno scherzo e che mi provocano congiuntivite ed emicrania. Roba che sulle bancarelle vendono a fianco dei cilum a forma di folletto, ma che mi danno un'aria tanto alternativa.

questo

- Andiamo al mare?
- Ma che sei scemo? Al mare ci vanno tutti.
- P. Ppp. Ppppp...
- Allora un giretto in montagna?
- Seeeee, in montagna. Che cazzo andiamo a fare? C'è meno gente di qui e se ci va una birra a chi la chiediamo? Ci sono cinghiali che hanno messo sù un chioschetto?
- Llll. L. Lllllll....
- Oh ,allora io non so che cazzo inventarmi.
- Se stavamo a Seattle ce ne sbattevamo il cazzo di Pasquetta"
- Pppperchénonceneandiamoallago?

Vipera ha da sempre un piccolo problema di balbuzie che ogni tanto lo fa bloccare sulla prima consonante. Il problema si aggrava quando si emoziona e in caso di presenze femminili nel raggio di trenta metri. Le difficoltà maggiori le incontra  con le parole che iniziano con la "esse", da qui il soprannome che gli abbiamo affibbiato. Soprannome che, in verità, non ha mai accettato di buon grado ma , purtroppo per lui , la balbuzie gli impedisce anche di protestare in una maniera che non superi di molto la durata della nostra soglia dell'attenzione. Quando trova il tempo giusto, però, riesce ad esprimersi sparando parole e perfino concetti interi tutti d'un fiato. 
Tipo un "Sapientino Parlante  Clementoni" montato su un AK47.

Sta di fatto che la sofferta esposizione dell'idea di Vipera viene accolta come un insperato segno del genio, manifestatosi stranamente attraverso la persona più insospettabile.
Il lago è un posto perfetto:  meno  scontato del mare, dunque sicuramente meno " di massa", e meno sfigato della montagna e dei suoi cinghiali del cazzo senza birra.

Rapido briefing pre-partenza per capire se le necessità per il viaggio saranno coperte.

- Qualcuno di voi c'ha l'erba?
- Io nada.
- Io c'ho una caccola di fumo ma forse domani esco con una...mi serve.
-E'... Eeerba?
- E a soldi come stiamo messi? Io c'ho un ventimila.
- Io c'ho diecimila lire.
- l'ultima volta che c'ho avuto soldi erano sesterzi.
-E'... Eeerba?

Spieghiamo a Vipera che l'erba è un argomento ormai chiuso, ci scusiamo per averlo illuso e nel discorso ci infiliamo anche il fatto che la macchina, come al solito, la prende lui. In fondo è l'unico in grado di sostentarsi visto che dopo le medie si è messo subito a lavorare, mentre noi andavamo a fumare nei parchi  tentare di darci un'istruzione.
Vipera abbozza un tentativo di protesta ma noi siamo già dentro la sua Peugeot prima che abbia finito di produrre il suo primo sostantivo.

Breve discussione sulla cassetta da ascoltare ( Pearl Jam: 2 voti, Nirvana: 1 voto, Doors: 1 voto e 3 "vaffanculo") e partiamo.



                                                                                                                                                 

 continua...






lunedì 2 dicembre 2013

L'omicidio di un'illusione in diretta e in HD




Ho passato una discreta parte della mia vita con i gomiti poggiati sul bancone di un locale. La maggior parte delle volte in compagnia del mio amico Rambo, ma spesso anche da solo. Il locale per me finisce lì, davanti al bancone. Tavoli, privè  e piste da ballo non mi hanno mai interessato molto.  Forse perché quello è il posto migliore  per ottenere la tua dose liquida di stordimento in maniera veloce, oppure perché così ti mimetizzi prima tra l'arredamento del posto, diventando così visibile agli altri solo se lo vuoi,  solo se sei in vena di socialità non molesta. Centinaia di ore passate in mezzo ad un fottìo  di gente eppure in uno stato di beata solitudine scandita soltanto da bicchieri vuoti, sigarette e dalla ciclicità di certi pensieri. Pensieri che però a volte ti rispettano, lasciandoti spazio e la possibilità di osservare cosa e chi ti passa vicino. Lo sgabello su cui sei ti sei scompostamente parcheggiato diventa la tua torretta, dall'alto della quale puoi studiare, tra un rum e una birra doppio malto, le anime che respirano la tua stessa aria. E forse intuirne i pensieri, le sensazioni di quei loro piccoli frammenti di vita.

Entra una coppia. Lei è carina, lui molto meno. Dal sorriso emozionato di lui si può capire che riuscire a portarla a bere qualcosa è stata un'impresa decisamente dura, fatta di inviti su inviti, fino a quella sera,più o meno gentilmente declinati. Dall'espressione imbarazzata di lei si capisce che l'alternativa che le si era presentata per il sabato sera ,non andava più in là di un ripasso di vecchie puntate di qualche telefilm alla "Grey's anatomy", alternativa che forse aveva scartato con troppa fretta.
Lui è raggiante nella sua maglietta nuova di pacca ,evidentemente comprata per l'occasione. Lei guarda spesso in basso, noncurante della frangia mal pettinata che le copre gli occhi non truccati. Tutti e due sono piuttosto rossi in viso, chi per l'emozione e chi per la vergogna. 
Lui gli propone ,col fare di un meître,  la metà dei tavoli del locale senza ricevere risposta a nessuna delle opzioni presentate. Alla fine, dopo cinque di minuti di spostamenti tra i tavoli a mo di falena dentro un lampione, lei si siede su una sedia a caso, non aggravando , così, ulteriormente la già copiosa sudata presente sulla maglietta nuova di lui.
Si fanno portare due birre che lui si affretta a pagare per non darle il tempo di fare un gesto a cui lei non aveva minimamente pensato. 
Il ragazzo prova a parlare di qualcosa ottenendo solo silenzio, qualche cenno del capo e un paio di smorfie catalogabili a fatica sotto la voce: "sorrisi" . Sono seduti da venti minuti senza che lo  scambio ,verbale o gestuale che sia, prenda un ritmo appena diverso da quello che si ha con chi si trova a dividere una corsa in ascensore. Stanno lì, con gli occhi persi nel loro bicchiere ,con  lui che ha sul volto la chiara espressione di chi sta cercando disperatamente le parole giuste per dare la svolta sperata all'appuntamento e lei con il rimpianto per la replica di Grey's anatomy stampato nello sguardo fatto di occhi fissi verso l'alto. Il lungo fermo immagine si interrompe al passaggio di un gruppetto di ragazzi. Lei si illumina. Salta in piedi e si fionda ad abbracciare uno di loro, inondandolo di parole e sorrisi che, fino a quel momento, non sembravano far parte della sua dotazione comunicativa standard.  I due cominciano a parlare, a scherzare e parlando si allontanano da lì. Sempre di più.  L'unico abitante del tavolo rimasto adesso è solo, se si esclude la compagnia di due bicchieri e di un cellulare che tanto non ha niente da dire. Quel sorriso pieno di speranza e felicità , impossibile da contenere,con cui era entrato trionfante, l'ha abbandonato, lasciando il posto all'espressione di chi non ha capito come le cose siano così dannatamente cambiate in così poco tempo. Dopo un quarto d'ora che deve essergli sembrato lungo come un'era geologica, Il passaggio del rapitore  lo rianima ed il fatto che sia solo e diretto verso l'uscita pare avergli fatto l'effetto di una redbull mista ad anfetamina. Col sorriso dell'inizio, risorto come Lazzaro, in faccia,  riaccoglie lei che adesso sembra pettinata e truccata. Senza sedersi gli dice poche parole lo accarezza su una guancia e lo saluta con un bacio che si perde nell'aria ed un sorriso pieno di denti a scopo, forse, risarcitorio.
 Se ne va.
 Il ragazzo accompagna ogni suo passo verso la porta con lo sguardo e la bocca che non ne vuol sapere di chiudersi. 
Torna a guardare le venature del legno del tavolo, prendendo in mano il cellulare, attrezzo ,in quel momento , utile come un blocco di quarzite. Con uno sforzo che sembra enorme si alza, si guarda attorno con lo sguardo di un TOMTOM in galleria e se ne va anche lui, lasciando sul tavolo  due bicchieri mezzi vuoti, i cocci di una serata e, forse, di un amore solo sognato.

Lo spettacolo finisce come è finito questo giro di birra. Il tempo di una sigaretta all'aria aperta e forse al ritorno ne comincerà un altro. 





Un' illusione che esplode fa un rumore forte, rimbomba tra stomaco e cuore per giorni per poi passare, lasciando il posto ad un'altra che nasce con la colonna sonora  che hai scelto per lei.




sabato 30 novembre 2013

c'est la nuit

Il turno di notte è qualcosa che ti cambia la vita.
Dal punto di vista economico è importante, perché,  essendo pagato qualcosa in più,ti permette di poter arrivare alla prossima busta paga con la sicurezza di poterti comprare le sigarette tutti i giorni. Da quello della salute anche, perché ti sbomballa i bioritmi in un modo che potrebbe capire solo un orso marsicano con l'insonnia a gennaio. 
Climaticamente l'estate è anche piacevole lavorare di notte, purtroppo c'è l'inconveniente che devi recuperare le ore di sonno in momenti della giornata così caldi che bestemmierebbe pure un tuareg. L'inverno,invece, lavorando di notte,riesci a percepire il momento esatto in cui i tuoi alluci perdono sensibilità. Fortunatamente il turno dura otto ore e questo ti permette di portarli a casa nelle scarpe invece che in un sacchetto per darli al gatto dopo l'amputazione.

causa del decesso: straordinario di tre ore

Certo si potrebbe smettere di fumare e lavorare di giorno guadagnando di meno, ma a quel punto, se ci si riesce, ho paura che l'eccessiva autostima che ne conseguirebbe potrebbe portare a gesti sconsiderati tipo tentare l'invasione della Kamchatka con un solo carro armato o ordinare solo acqua liscia al locale, confidando nella possibilità di poterla tramutare in Oban invecchiato vent'anni.

best barman ever

Stare sveglio ad orari da viado brasiliano, però, ha anche dei lati positivi. La notte il cervello - forse perché poco distratto da fattori esterni tipo la vita degli altri che ti scorre vicino- ti permette di pensare in maniera più profonda, di elaborare concetti che in altri orari non sarebbero così nitidi, di concentrarti su te stesso e sulle tue cose come non potresti fare in altri momenti della tua giornata. Peccato che il tuo emisfero sinistro si gingilli nel lanciarti spam di modi infallibili sul come evitare di fare il turno di notte successivo. Sono come i messaggi che ci si ritrova nella casella di posta elettronica, tipo quelli che ti promettono soluzioni per l'allungamento del pene. Quelli a cui non credi ma che un occhio ce lo butti.  Quasi tutti, comunque, non vanno più in là dal suggerirti di spendere la tua paga giornaliera in gratta e vinci o, in alternativa, l'automutilazione.

che poi tutto sommato credo mi slanci anche

Il sonno è il grande nemico lavoratore notturno. Il maledetto ti prende all'improvviso,di solito qualche minuto dopo che ti sei detto : " Però! Stasera mi sento bello sveglio!". Circa dieci minuti dopo aver pronunciato quelle parole ti ritrovi in fase R.E.M.  appoggiato a qualsiasi cosa: colonne, distributori automatici,pareti immaginarie, colleghi in stato catatonico anche loro. L'arma immaginaria del lavoratore per combattere il sonno è il caffè delle macchinette, una brodaglia che non daresti ad un prigioniero di guerra, ma che ti fa credere che ,bevendone a litri, possa avere un minimo effetto eccitante. In realtà l'unica cosa che si eccita sono le tue pareti intestinali. Non è raro vedere gente in fabbrica tramutarsi da semplici operai in splendidi centometristi in direzione delle toilette dopo aver degustato la corposa miscela del distributore.
Per tutti questi motivi, quindi, è importante affrontare il turno di notte belli riposati. L'alternativa è uno stato allucinatorio provocato dalla privazione del riposo, di solito verso le tre-tre e mezza, in cui potresti credere che i bulloni ti parlino o immaginarti rapporti carnali con una femmina di Barbapapà.

mmmmmmmmmmm, nasty babe

Insomma, a lavorare la notte non ci si abitua, siamo animali diurni e siamo fatti per vivere di giorno. La notte ti lascia troppo solo con te stesso e questo va bene solo se non ti stai troppo sul cazzo. Questo post è stato pensato durante un notte in fabbrica, quando verranno ricontrattati i diritti dei lavoratori portatelo pure come prova dei danni che comporta il lavoro notturno.
Adesso vado a dormire, è giorno ormai.








durante la stesura di questo post non è stato molestato nessun Barbapapà.






venerdì 29 novembre 2013

quarantanni

Da ragazzo mi sono immaginato spesso a quarant'anni. Ritenendola un'età infinitamente lontana, avevo una visione di me stesso quarantenne abbastanza vaga.
Decisamente confusa.


La maggior parte delle volte la mia idea di me stesso quarantenne era così:


scusa, per l'Ikea de la Bufalotta?


Nei momenti di realismo pessimismo shopenahueriano così:



quello senza corna esplicite


Nelle occasioni di ottimismo più sfrenato, invece, così:


sbrigate a fa sta cazzo de foto che l'ho pagate fino a mezzanotte.


Certe visioni erano figlie, oltre che delle sostanze psicotrope dell'epoca, anche del fatto che sono stato ragazzo tra gli anni '80 e '90, in un periodo in cui io e i miei coetanei siamo stati bombardati da talmente tanto ottimismo obbligatorio che in confronto la guerra in Iraq è stato un capodanno napoletano con il presidio fisso della guardia di finanza di Bolzano.

Credo che se fossi un ventenne oggi, la prospettiva sarebbe poco distante da questa:

happyness


Arrivato al traguardo, devo dire che sono molto diverso dal me stesso che avevo ipotizzato.
 E che i pusher negli anni '90 avevano prodottini decisamente buoni.
Perlopiù sono rimasto il solito cazzone di quell'epoca e,nonostante il tempo passato si possa quantificare anche in ettolitri, i neuroni sono rimasti in buona parte sani. Certo qualcosa è cambiato,gli anni tolgono e regalano (fortunatamente essere tricoticamente svantaggiati non ti obbliga più al riporto, al primo accenno di sfrontatura avevo il terrore di diventare un novello Franco Strippoli), ma cerco di pensare che siano miglioramenti.
A quarant'anni mi ritrovo con un rapporto esperienze/colesterolo di poco a favore di quest'ultimo, leggo ancora i fumetti, faccio ancora air guitar allo specchio in mutande. Bestemmio parlando di politica e canto in macchina la sigla de "Il grande Mazinga". Probabilmente il barbone della prima foto se la gode di più, ma non mi lamento. In fondo potevo passare le giornate a guardare il culo di due buoi.
E quando avrò qualcosa da raccontare, potrò farlo anche qui.