domenica 8 dicembre 2013

quel pomeriggio di un giorno da grunge (seconda parte)



I Pearl Jam cantano di Jeremy e della sua triste storia, Kurt e Ferro se ne stanno in silenzio dietro mentre io vivo il tragitto sul sedile davanti con un occhio alla strada e uno Vipera che, nonostante  sia un ottimo guidatore, ha la brutta abitudine di farsi prendere troppo dalla musica.
Lo affascina soprattutto la parte ritmica che cerca di riprodurre battendo sul cruscotto con due bacchette da batterista. Il fatto che mentre lo fa guidi con le ginocchia ,mi procura uno stato di calma non troppo diverso da quello di un riccio che attraversa l'autostrada.
Che, ok, la vita farà anche schifo, ma intimamente sento il bisogno di indagare sul concetto ancora per qualche annetto.
I due sul sedile posteriore sembrano in perenne fermo immagine. Kurt ha la solita, fissa espressione contrita che lo fa sembrare sempre in perenne sofferenza, anche quando racconta una barzelletta sporca, mentre Ferro nuota nella sua calma al limite del soprannaturale.

Ferro potrebbe dirti con la medesima flemma che forse pioverà come che hai un crotalo su una spalla. È anche il meno attendibile quando si tratta di giudicare la bontà di una qualsiasi sostanza appena acquistata, visto che tra prima e dopo l'uso non dà il minimo segno di cambiamento o alterazione.
Es.:
-Ferro, com'è st'erba?
-Ah, ce l'hai messa poi?

Il percorso per arrivare al lago in questione è lungo una sessantina di chilometri, tra i quali sono presenti un breve tratto di autostrada e uno di superstrada.
Al casello ci ritroviamo imbottigliati in una fila lunga mezzo chilometro

- Tanto questi vanno tutti al mare.
- Ma si, vedrai 'ste pecore come si divertiranno in mezzo al casino che troveranno.
- Non c'è niente da fare, la massa è sempre la massa.
- OhperòadessomettoiDoors.
- Oh, e vaffanculo con 'sti Doors! Se facciamo 'sta fila con "The end", chiedo al casellante di spararmi.
- I casellanti mica ce l'hanno la pistola.
- Allora mi faccio decapitare con la sbarra e con gli ultimi spasimi scrivo nel sangue : " Jim Morrison m'ha rotto il cazzo".
- V.VVVabbèVasco?

Ci immettiamo in autostrada con le casse che diffondono "Roadhouse blues".

Dopo aver percorso sette chilometri di autostrada in un quarto d'ora e augurato a Morrison di rinascere per aver la possibilità di ammazzarlo noi ( augurio da cui Vipera si dissocia  ), prendiamo la superstrada con l'impressione di aver davanti le stesse macchine che ci precedevano al casello.

- Si, ma tanto stanno andando al mare.
- Si, sono talmente coglioni da non capire che se continuavano in autostrada facevano prima.
- Brutti pecoroni che seguono il branco. Sbaglia uno, sbagliano tutti. E rompono il cazzo a chi ha scelto di fare una cosa diversa.
- L'ottusità della massa è il male più grande. L'ha detto pure coso...
- C.CCChi?
- Boh...coso... Il filosofo...ma che ne sai te.

Ma la fila, diversamente da come ci siamo augurati fino all'ultimo incrocio, ci precede per tutta la strada che porta al lago. Lago che dopo un paio di tornanti ci appare, portando con sé la sua brutta sorpresa: le sue rive costeggiate da un enorme mosaico multicolore fatto di centinaia di automobili, uno sterminato livello di Tetris ancora lontano dal game over.
Il panorama mi lascia a bocca aperta, mentre Kurt regola l'espressione da "contrito" a "profondamente affranto", Ferro rimane impassibile e Vipera tenta di articolare un bestemmione, arrendendosi molto prima di aver finito di enunciare l'aggettivo con cui etichettare l'ipotetica figura sacra.
La massa è più subdola e sfuggente di quello che pensavamo.

"This is the end, my only friend ,the end. Of our elaborate plans, the end."


Ancora in preda allo shock, decidiamo di fermarci ugualmente e per parcheggiare ,in mezzo a quell'enorme agglomerato di mezzi di locomozione, ci mettiamo mezz'ora.
La spiaggia è un carnaio formato di gente di qualsiasi età. Ci sono famiglie che sembrano voler fare un pranzo di nozze con vista sull'acqua e che chiamano la cosa picnic, anziani temerariamente in canottiera che scrutano la sponda opposta con la stessa faccia con cui criticano i lavori dei cantieri, gruppi di giovani variegati armati di giamaicani dai quali esce solo musica dance, sciami di ragazzini che infestano la riva incuranti di chi e cosa travolgono.
Per dei giovani alternativi come noi, un inferno che nemmeno Bosh sotto ketamina avrebbe potuto immaginare.
Dopo aver rimirato con disgusto la folla per un buon quindici minuti, individuiamo un angolo di spiaggia quasi deserto e decidiamo di porre lì la base da cui combattere la massa a colpi di distinzione.
Il fatto che quel pezzetto di terra sia pieno di merde di cane, con un rapporto stronzi/sabbia pressoché in pari, ci fa riconsiderare la teoria sulla massa completamente idiota. Vipera purtroppo si è fatto fregare dall'entusiasmo che l'ha spinto a sedersi senza  badare troppo alla consistenza del suolo, così ora è impegnato in un balletto fatto di pacche sul didietro dei pantaloni e abbozzi reiterati di frasi blasfeme.
Che trasandati e sdruciti va bene, ma la merda addosso è uno step verso la diversità che non ci sentiamo ancora di fare.

In preda alla desolazione più nera, concordiamo di dirigerci verso l'unico posto in cui quattro ragazzi grunge come noi possono trovare uno straccio di sollievo : il bar della spiaggia.




continua...

4 commenti:

  1. Foco, da quando ho iniziato a leggere questa storia non compro più neanche la "Settimana Enigmistica", mi appassioni molto più di Bartezzaghi. Il tuo impasto narrativo è intrigante come l'impasto dello Stilton. I tuoi sapori mi esplodono in bocca. Sei erborinato in quanto intriso di "erba". Sei il primo Presidio Grunge Food. Voglio la tessera numero 1.

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    1. Ahahahaha, Pollock, allora per non farti sentire la mancanza della settimana enigmistica uscirò con un pezzo tutti i giovedí.

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  2. Foco, ora che ci penso, pochissimi giorni dopo di quello che ci stai narrando, arrivò il suicidio di colui che era considerato (a mio avviso immeritatamente, lo era semmai per forzatura del mainstream) l'icona del grunge...
    VITALOGY

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  3. Si, Vita, e fu una notizia che ci prese come un cazzotto in bocca. Poi la mitizzazione me lo ha fatto un po' scendere nei gusti personali, però anche quel periodo, come tutti, esigeva la sua icona sacra.

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