Ho
passato una discreta parte della mia vita con i gomiti poggiati sul
bancone di un locale. La maggior parte delle volte in compagnia del
mio amico Rambo, ma spesso anche da solo. Il locale per me finisce
lì, davanti al bancone. Tavoli, privè e piste da
ballo non mi hanno mai interessato molto. Forse perché quello
è il posto migliore per ottenere la tua dose liquida di
stordimento in maniera veloce, oppure perché così ti mimetizzi
prima tra l'arredamento del posto, diventando così visibile agli
altri solo se lo vuoi, solo se sei in vena di socialità non
molesta. Centinaia di ore passate in mezzo ad un fottìo di
gente eppure in uno stato di beata solitudine scandita soltanto da
bicchieri vuoti, sigarette e dalla ciclicità di certi pensieri.
Pensieri che però a volte ti rispettano, lasciandoti spazio e la
possibilità di osservare cosa e chi ti passa vicino. Lo sgabello su
cui sei ti sei scompostamente parcheggiato diventa la tua torretta,
dall'alto della quale puoi studiare, tra un rum e una birra doppio
malto, le anime che respirano la tua stessa aria. E forse intuirne i
pensieri, le sensazioni di quei loro piccoli frammenti di vita.
Entra
una coppia. Lei è carina, lui molto meno. Dal sorriso emozionato di
lui si può capire che riuscire a portarla a bere qualcosa è stata
un'impresa decisamente dura, fatta di inviti su inviti, fino a quella
sera,più o meno gentilmente declinati. Dall'espressione imbarazzata di lei si
capisce che l'alternativa che le si era presentata per il sabato sera
,non andava più in là di un ripasso di vecchie puntate di qualche telefilm alla "Grey's
anatomy", alternativa che forse aveva scartato con troppa
fretta.
Lui
è raggiante nella sua maglietta nuova di pacca ,evidentemente
comprata per l'occasione. Lei guarda spesso in basso, noncurante
della frangia mal pettinata che le copre gli occhi non truccati.
Tutti e due sono piuttosto rossi in viso, chi per l'emozione e chi
per la vergogna.
Lui
gli propone ,col fare di un meître, la metà dei tavoli del
locale senza ricevere risposta a nessuna delle opzioni presentate.
Alla fine, dopo cinque di minuti di spostamenti tra i tavoli a mo di
falena dentro un lampione, lei si siede su una sedia a caso, non
aggravando , così, ulteriormente la già copiosa sudata presente
sulla maglietta nuova di lui.
Si
fanno portare due birre che lui si affretta a pagare per non darle il
tempo di fare un gesto a cui lei non aveva minimamente pensato.
Il
ragazzo prova a parlare di qualcosa ottenendo solo silenzio, qualche cenno del capo e un paio di smorfie catalogabili a fatica sotto la voce: "sorrisi" . Sono seduti da venti minuti senza che lo scambio ,verbale o gestuale che sia, prenda un ritmo appena diverso da quello che si ha con chi si trova a dividere una corsa in ascensore. Stanno lì, con
gli occhi persi nel loro bicchiere ,con lui che ha sul volto la chiara espressione di chi sta cercando disperatamente le parole giuste per dare la svolta sperata all'appuntamento e lei con il rimpianto per la
replica di Grey's anatomy stampato nello sguardo fatto di occhi fissi verso l'alto. Il lungo fermo immagine si
interrompe al passaggio di un gruppetto di ragazzi. Lei si illumina.
Salta in piedi e si fionda ad abbracciare uno di loro, inondandolo di
parole e sorrisi che, fino a quel momento, non sembravano far parte della
sua dotazione comunicativa standard. I due cominciano a parlare, a scherzare e
parlando si allontanano da lì. Sempre di più. L'unico abitante del tavolo
rimasto adesso è solo, se si esclude la compagnia di due
bicchieri e di un cellulare che tanto non ha niente da dire. Quel sorriso pieno di speranza e felicità , impossibile da contenere,con cui era
entrato trionfante, l'ha abbandonato, lasciando il posto
all'espressione di chi non ha capito come le cose siano così
dannatamente cambiate in così poco tempo. Dopo un quarto d'ora che deve essergli sembrato lungo come un'era geologica, Il passaggio del rapitore lo rianima ed il fatto che sia solo e diretto verso l'uscita
pare avergli fatto l'effetto di una redbull mista ad anfetamina. Col
sorriso dell'inizio, risorto come Lazzaro, in faccia, riaccoglie lei che adesso sembra
pettinata e truccata. Senza sedersi gli dice poche parole lo
accarezza su una guancia e lo saluta con un bacio che si perde
nell'aria ed un sorriso pieno di denti a scopo, forse, risarcitorio.
Se ne va.
Il ragazzo accompagna ogni suo passo verso la
porta con lo sguardo e la bocca che non ne vuol sapere di chiudersi.
Torna
a guardare le venature del legno del tavolo, prendendo in mano il
cellulare, attrezzo ,in quel momento , utile come un blocco di quarzite. Con uno
sforzo che sembra enorme si alza, si guarda attorno con lo sguardo di un TOMTOM in galleria e se ne va anche lui, lasciando sul tavolo due
bicchieri mezzi vuoti, i cocci di una serata e, forse, di un amore
solo sognato.
Lo spettacolo finisce come è finito questo giro di birra. Il tempo di una sigaretta all'aria aperta e forse al ritorno ne comincerà un altro.
Un' illusione che esplode fa un rumore forte, rimbomba tra stomaco e cuore per giorni per poi passare, lasciando il posto ad un'altra che nasce con la colonna sonora che hai scelto per lei.
O Foco, sarà che io al bancone di un bar un ci son mai stato, che son quasi astemio, e che quando sono in pubblico penso soprattutto ai cazzi miei che mi sento così basito da quel che scrivi. Profondo scrutatore altrui, ti ammiro. Qui' poero figliolo spero un si sia ammazzato, che abbia capito che la fica l'hanno inventata qualche milione d'anni fa e di sicuro non era stata l'oggetto del suo desiderio serale a farlo. Certo che queste cose le si dicano alla mi' età, alla sua l'era più difficile essere atarassici. Ma s'impara, s'impara.
RispondiEliminaJordan
Se tu fossi stato negli USA invece che in Italia, caro Foco, il piantato sarebbe venuto al banco, vicino a te, a bere con te ed a raccontarti le sue vicende, con ciò stemperando ed in qualche modo socializzando i suoi problemi e nello stesso tempo offrendo a te altro materiale per la tua vena narrativa, a dimostrazione del fatto che l'individualismo americano, al contrario del nostro recente, è dinamico e virtuoso.
RispondiEliminaNon si offre mai una birra di frumento ad una ragazza, troppo torbida, è come un invito a vivere una storia poco chiara. E' meglio la fornicazione sul grano che non la sua fermentazione. I pagliai vanno usati come si deve. Al limite come sfondi per calendari di donne bucoliche. Un covone di fieno non va mai servito in un bicchiere, anche se questo rimarrà la cosa più sinuosa, particolarmente alta, larga alla bocca, stretta ai fianchi e leggermente più larga alla base che avremo toccato prima di andare a letto.
RispondiEliminaFoco, hai mai pensato di fare lo scrittore? (Parlo sul serio)
RispondiEliminaAnto
Ci penso spesso, almeno una volta cinque giorni la settimana ahahahahaha.
RispondiEliminaGrazie Anto.