sabato 14 dicembre 2013

quel pomeriggio di un giorno da grunge (terza e ultima parte)




Facciamo un quarto d'ora di una fila da mensa dei poveri per dilapidare gran parte di quel poco che abbiamo in quattro - birre - quattro. Io, Ferro e Kurt ci accontentiamo di semplici Peroni, mentre Vipera, di gusti inflessibili, non rinuncia alla sua birra preferita.
- Una C.
- Una Ccccc.
- Una Ccccèèèè...
- UnAdelscott.

Sorseggiamo le nostre costosissime birre continuando a lanciare sguardi carichi di fastidio e di disgusto random, poi io e Kurt ci accorgiamo che tre ragazze  sembrano fissarci. Cerchiamo di non ricambiare  e nel frattempo mettiamo in mostra tutto il nostro campionario di espressioni facciali da belli e dannati, sembrando probabilmente solamente costipati.
 Buttiamo un occhio e loro sono ancora lì che parlottano con il mirino sempre puntato nella nostra direzione.
 Io e Kurt ci scambiamo un sorrisetto compiaciuto a cui si unisce Ferro, completamente ignaro del motivo ma forse in un momento di empatia occasionale.
Le tre si fanno coraggio e vengono verso di noi.
Io cerco di trovare una frase d'approccio che possa fulminarle, Kurt si allunga in posizione plastica coi gomiti sul bancone, Ferro ci avverte che tre ragazze ci stanno guardando e Vipera sembra stia balbettando anche mentalmente.
Mi appresto emettere un dannatissimo "ciao" ma una di loro mi brucia sul tempo.

- A regà, che c'avete der fumo da vende?
- Eh?
- Fumo. Ce lo vendete un po'?
- No, non ce l'abbiamo. Non c'abbiamo niente.
- Daje, solo un pezzetto. Magari ce l'annamo a fumà insieme in pineta.
- No, veramente, non ce l'abbiamo fumo.
- Ah, vabbè, scusate, è che  sembrate veramente quattro fattoni (risata),pensavamo d'annà a botta sicura .Allora come non detto. Ciao.

Ci hanno girato le spalle già da un po' e io sono ancora lì impietrito nella stessa posizione con cui le avevo accolte,ancora armato del mio miglior sorriso seccatomisi in faccia. Kurt , intanto, sul bancone sembra una malriuscita copia della "Pietà" di Michelangelo senza la Madonna, Ferro ha un chiaro "sticazzi" scritto coi muscoli del viso  e Vipera è impegnato in un maldestro tentativo di autoinglobarsi nell'intonaco di una parete.
Cinque minuti di silenzio e poi conveniamo che si trattava solamente di tre ragazze superficiali, probabilmente anche un po' mignotte, che , per ovvie mancanze intellettive, non sanno distinguere  un tossico da un giovane che rifiuta di confondersi con la massa beota di cui fanno parte. 
Ci rassicuriamo a vicenda sul fatto che non sembriamo minimamente dei tossicodipendenti ma che ,anzi, potremmo essere scambiati tranquillamente per giovani di Seattle, scartavetriamo Vipera dal muro e decidiamo che la parentesi "gita di Pasquetta" può tranquillamente avviarsi verso la sua conclusione.

Prima di risalire in macchina salutiamo il lago e le sue sponde con un dito medio di gruppo, cosa che però viene equivocata da un piccolo branco di ragazzi a una ventina di metri. Restii a dare spiegazioni, saliamo subito in macchina, atteggiamento che  pare confermare al gruppetto l'idea che il gesto fosse destinato a loro, e che li convince a correre verso di noi. Vipera mette in moto e parte a razzo mentre tre di loro arrivano a scalciare la parte posteriore della macchina. Riusciamo ad uscire dall'intrigo di automobili e a schizzare verso la strada principale tra cazzotti sul lunotto  e calci al parafanghi. Dai finestrini passano le urla degli inseguitori, tra le quali si distingue chiaramente un "brutti tossici de merda".

Per non incappare nella massa che ritorna, e quindi in una fila tipo quella dell'andata, stabiliamo di prendere delle strade interne meno trafficate.

Il silenzio che fa da colonna sonora al nostro ritorno a casa viene improvvisamente rotto da Vipera in maniera decisamente allarmata:

- I CA.
- I CAAA.
- I CAAAAAAA.

Davanti a noi , ad un centinaio di metri, il nemico naturale dei giovani alternativi e anticonformisti: il posto di blocco dei carabinieri.
E noi gli stiamo andando proprio incontro.
Nonostante non abbiamo nessun motivo per cui essere preoccupati, parte la ricerca visiva per individuare incroci da imboccare per evitare l'incontro. Purtroppo la cosa si rivela essere vana, visto che non c'è nessun incrocio o stradina se non metri dopo la posizione occupata dai carabinieri stessi.
In uno stato di immotivata ma ancestrale tensione proseguiamo dritti e ognuno di noi cerca di trovare il modo per non risultare un obiettivo che possa destare il loro interesse.
A trenta metri dal posto di blocco, Kurt pare cercare di farsi un'improbabile riga da una parte sui capelli, Ferro si produce nella solita faccia inespressiva, Vipera spegne la radio ed abbozza un sorriso da bravo ragazzo che lo fa sembrare più un trans con una paresi ed io faccio finta di leggere con interesse il libretto d'istruzioni dell'auto. Al contrario.

Tutto vanificato dalla paletta che ci viene sventolata davanti.

- B. Bbbb. Bbbuóóóó. (buonasera n.d.s.)
- Scendete dall'auto per favore.

Scendiamo.

- Biondo, dammi i dicumenti ,va. Vi stavamo aspettando, sapete?
- Eh?
- Lo sapevamo che passavate da queste parti.
- Ma noi?
- Brigadié, questi fanno i finti tonti. Forza, non ci fate perdere tempo, dove ce l'avete?
- Ma che?
- L'erba, che? Lo sappiamo che ce l'avete, c'hanno avvisato che passavate, sappiamo tutto.
- Ma...ma...chi v'ha avvisato? Noi non c'abbiamo niente.
- Sssss. S. Ssssssssssssssssss.
- Brigadié, questo è gia fatto, non riesce a spiccicare parola. E dicono che non portano droga!
- Guardi che veramente lui ha un difett...
- Ah, volete renderci le cose difficili, eh? Allora perquisiamo voi e la macchina.

Mentre svuotiamo le tasche, Vipera ci guarda come convinto che l'erba noialtri si abbia veramente e che lo sappiano  tutti tranne lui. Cerco di mettermi in comunicazione telepatica con lui per dirgli d'andare a fare in culo.

- Addosso niente brigadié. Ce l'avete in macchina?
- Noooo, non c'abbiamo nienteeee.
- Guardate che se adesso ve la trovo poi sono cazzi, eh.
- Ma se vi diciamo che noi...
- Va bene l'avete voluto voi. Mi sa che stasera dormite in centrale.

Col brigadiere che ci sorveglia puntandoci il mitra, assistiamo allo sventramento dell'auto di Vipera da parte dell'altro rappresentante delle forze dell'ordine. Volano fuori tappetini, cassette, pezzi di carta, un ombrello, la biografia di Jim Morrison, le bacchette da batterista, il bloccasterzo, un poster piegato di Bon Jovi che ci fa guardare male Vipera.
Nel frattempo ci sfilano a fianco macchine su macchine e in una di queste riconosco uno dei ragazzi che ci aveva inseguito che ci mostra ridendo il dito medio.
 La devastazione dell'auto passa dagli sedili anteriori a quelli posteriori che vengono quasi sganciati.
Mentre cerco di protestare in qualche maniera vengo interrotto da un grido di trionfo proveniente da sotto un sedile.

- Aaaahaaaaaaa! Vedi che qualcosa c'era!

Ci guardiamo in faccia con espressioni interrogative mentre il carabiniere riemerge da dentro la Peugeot con uno sguardo decisamente soddisfatto.
Nella mano destra porta una bustina piena con un laccetto legato ed un talloncino su cui è scritto chiaramente :"Twinings -Earl Grey".

- Allora, non avevate niente eh? E con questa che ci facciamo?

Il genio decide di toccare ancora Vipera.

- Ssssssenzalacquacaldaniente!

La risposta di Vipera ci fa scoppiare tutti a ridere, risata a cui sorprendentemente si unisce anche il brigadiere.
- Appuntà, siete 'nu strunz. Questi non c'hann' 'nu cazz'. M'avite fatt' perdere 'nu sacc' 'e tiemp'. Scusate ragazzi, è che all'appuntato nun ce piacion' i capelloni. Appuntà, iamm' và, che me sò scassat' u cazz'.

Mentre rientrano nell'auto si sente chiaramente " V'aspettavo, lo sapevamo. Ma quanti cen'hai beccati con stu sistem',eh? Si proprio 'nu strunz'."

L'auto dei carabinieri se ne va, mentre la nostra è da rimontare. La ricomponiamo ridendo, riempiendo di pacche Vipera, grande protagonista dell'episodio. A votazione unanime decidiamo di non togliere mai la bustina di thè da dentro la macchina.

Dopo un buon venti minuti possiamo ripartire. Vipera può scegliere la musica per il ritorno, privilegio conquistato sul campo.
 Casa è vicina e ci torniamo tutti d'accordo su una cosa : fanculo Pasquetta.

"Riders on the storm. Riders on the storm. Into this house we're born. Into this world we're throw"


fin.





17 commenti:

  1. Il Vipera è un mito, e comunque una mezza stecca da qualche parte ce l'aveva.

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  2. G. A. TRAVERSI


    E' meglio Oro Pilla o Claudio Villa? Lo chiedo con viva curiosità a un esponente così ardimentoso, seppur un tantinello eccentrico e dalle discutibili cyberfrequentazioni, delle nuove generazioni musicali. R.S.V.P.

    P.S.
    G. A. stanno per Grand Armagnac, non mi fraintenda, sprovveduto ma non glabro creatore di un blog che mi ha interessato un attimo e non più.

    P.P.S.
    Sono ore di febbrile lavoro in redazione e vorrà scusarmi, signore (che è un singolare maschile, per chi non abbia studiato nel Meridione e titolo che solo la mia inguaribile e autolesionistica cortesia le concede), se ho mancato di decriptarle l'acronimo finale. Trattasi del per me ovvio R.esto S.enza V.olgare P.isello.

    P.P.P.S.
    Abbia placida e non smazzata la sua dose quotidiana. E lei sa bene a cosa alludo... O dovrò farglielo capire tramite persone diciamo così graduate le quali hanno la bontà di prestarmi la loro confidenza ricevendo in cambio consigli che mi onoro di vedere bene accetti? Questa non è una minaccia, signor Datti (questa almeno l'ha afferrata? Oppure devo scendere a più banale svolgimento o a più piatte allusioni?).

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  3. GRAND ARMAGNAC TRAVERSI

    Gentile, ma non so ancora per quanto ai miei sensi, Foco, vedo che ho riposto a torto in lei fiducia di dialogo. Lei ha creduto di mettere in berlina il sottoscritto in un luogo che è piuttosto un lago e non dei più salubri. Potrei fare di lei facilmente il mio zimbello, la mia lima da unghie. Potrei. E forse dovrei. Ma non so se vorrei. Lei m'intende (N.B.: dico sempre così quando non so che pesci prendere). La diffido amabilmente di ripetere il triste exploit. Questo è un avviso. Che può diventare un avvertimento. E tramutarsi in un monito. Per finire in una multa per divieto di sosta sul posto dell'invalido. Ma di ciò un'altra volta, se un'altra volta vorrò che ci sia, buffo personaggetto che sembra creato per la mia delizia di motteggiatore sopraffino. E adesso al lavoro, il gezz mi chiama anche se non ha mai sentito il mio nome. E dunque come fa a chiamarmi? Ma zuzzurellone, sono io che lo chiamo! Rien ne va plus, rouge impair et passe! Mi scusi adesso, rozzo inferiore, devo attendere ai miei costosi oneri sociali e... ci siamo intesi nevvero? A buon intenditor... ma i cocci sono suoi! E ci lascia lo zampino!

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  4. Amabile, abboccato, poco tanninico signor Armagnac ( il Grand me lo riservo per eventuali maggior soddisfacenti confronti futuri), quello che lei ha frainteso come un tentativo di berlina non è stato altro che un gioioso gesto per estendere ad altri miseri mortali l'onore che lei mi ha fatto volgendo l'orizzontineo sguardo verso il mio misero blog. La gioia di ospitarla tra queste quattro virtuali e sudice mura, mi ha riportato all'età fanciullesca, tanto che stasera ho pasteggiato a omogeinizzati carote e pollo e biscotti plasmon, Si figuri caro A.T.! Scoprire di averle recato fastidio è stato per me insopportabile e vorrei rimediare, magari invitandola per un thé coi pasticcini o almeno per uno stravecchio corretto con stravecchio. So per certo che lei gradirebbe. Riguardo al laghetto, lei avrà certamente capito ,dall'alto del suo intelletto che giammai non si è mai visto di paragnabile, che io sono solo un infiltrato che lavora per assicurare alla giustizia il farabbuttesco gestore. Sperando che l'equivoco sia appianato, la invito a ritornare su questi lidi, magari per parlar esclusivamente di jazz, materia che ci accomuna nell'ignoranza più totale e nel più sordo disinteresse. D'altronde, esimio, per campare anch'io mi spaccio per profondo conoscitore di cose metalmeccaniche.
    Con immutato affetto.

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  5. GRAND ARMAGNAC TRAVERSI

    Vedi, mio nuovo Pupil d'adozione, il mondo gira in un certo modo perché popolato da gente come te. Gente infima. Ma che vorrei intima. Perché sono un uomo di contraddizioni. No, meglio: sono un uomo di contraddizioni? Un po’ per volta, con i tempi giusti, forse (e sottolineo forse) fornirò una serie di particolari utili alla comprensione meno parziale dei tuoi misfatti. Eppure non sono affatto sicuro di poterne raccontare per filo e per segno. Ma le fonti, quelle sì, ti assicuro che sono di primissima mano. Proprio come quando tanti anni fa raccontavo, al tempo del mio primo quasi diciottesimo posto al Pulitzer, fatti raccapriccianti riguardo alle foibe dopo aver raccolto di persona testimonianze da far accapponar la pelle: ad esempio, quella del mio chihuahua Bobi (da Bobbit, il suo padrone), caduto in una foiba e miracolosamente scampato ad essa dopo un lungo viaggio nei cunicoli della terra. Roba da Giulio Verne. Ma verme e non Verne è chi, come te, continua a dubitare della competenza nel gezz di uno che quando ancora portavi i calzoni corti portava, eh sì, caro il mio mistificatore da strapazzo, eh sì!, i calzoni lunghi! E passo (ma non dovrei, eppure potrei, magari vorrei) sulla comicità di scriteriati che continuano a belare insulti e a storpiarmi il nome, o ridicolo skipper di un blog che non è un blog e che rispondi al nick, sicuramente e vigliaccamente falso, di Foco. Perché tutti devono sapere che Montolivo s’è immolato al suo amore per la maglia gigliata, a costo di subire angherie, pressioni, minacce e umiliazioni di ogni sorta (no, questo non c'entra nulla, taglia Ceccarelli). E che per straordinaria dignità su un fatto non transigo: che si tiri fuori la verità. Tutta la verità. Che in questo momento potrebbe provocare contraccolpi tremendi, dai risvolti ingestibili. Per questo devo fermarmi qui: per rispettare questo suo/tuo/mio sacrificio. My second Pupil, sai perché tutto ciò è davvero angosciante e terribile? Perché né tu né io capiremo mai cosa volessi dire, cosa volessi bere al prossimo giro.

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  6. GRAND ARMAGNAC TRAVERSI

    Fantastico, dici fantastico, palliduccia e invero povera imitazione del mio già povero, dissennato, pateticamente oppositivo Pupil, bersaglio dei miei strali non facilmente fallibili? La tua fase difensiva, caro esserucolo che saprebbe essere simpatico se non mettesse alla prova la pazienza ben assata di chi ha altri compiti da svolgere nell'esistenza che tenere dietro alle elucubrazioni di un dilettante spoglio di ogni rispetto per la verità, è anche più scadente di quella viola che è propriamente da incubo. Proprietà, dirigenti, tecnici, aspiranti giornalisti, tifosi saggi, tifosi apparentemente saggi, tifosi ungulati: tutti costoro non capiscono o fingono di non capire che questa difesa formata da spaventapasseri e avanzi di spaventapasseri andrebbe bene sì e no per la Florentia Viola. Una sola gamba di Gamberini al cinquanta per cento, il solo nervo perineale di Natali al trenta per cento, le sole trombe di Falloppio di Comotto al quindici per cento valgono di più di tutta questa marmaglia indecente. Stimavo il collega Benedetto Ferrara, affaccendato e talora affatturato mestierante con qualche idea marginale, con qualche non arida cognizione tecnica e con un po’ di garbo faticosamente conquistato nella prosa (non senza palese merito del sottoscritto: un giorno ne parlerò più distesamente, se continueranno gli attacchi beceri e ridicoli verso di me) prima che avesse definito Gonzalo uno dei più grandi centrali d’Europa. Un’uscita che nemmeno il peggior Schettino sul mio yacht, un'uscita da skateboarder, beh... un'uscita in ogni caso. A quel qualcuno che potresti essere tu se ti dessi la briga di esistere, solo di esistere oltre la vacuità dei tuoi interessi, e che mi chiedesse di fare nomi risponderei subito: Santon Santacroce Ranocchia Molinaro. In porta Agazzi. Almeno la difesa avrebbe un senso e sarebbe totalmente italianizzata. Con Camporese da far rientrare subito, anzi ieri (perché accadde domani, il tempo si è fermato, ho sposato una strega e... ma tu mi capisci, acqua acqua focherello foco!). Tenere solamente Compper, lento comunque come la quaresima. E alla prossima parleremo di quel che sembra ossessionarti, focoso nemico del vello femminile. Ma de hoc satis, io vesto Facis.

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  7. Troppo divertente!! complimentoni, m'hai fatto schiantare.....e scrivi bene quel che piu' é...

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  8. Volevo dire, Foco, che il tuo racconto é esilarante quanto realistico. Ci son passato anch'io da certi posti di blocco....eheheh.
    I complimenti erano per il tuo scritto. Riguardo la corrispondenza che segue, subodoro un travestimento fregoliano del colonnello....

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  9. Grazie Vigile. Per quello che riguarda la corrispondenza io voglio credere fanciullescamente che sia un G.A.T. veramente. Non il famigerato, uno qualsiasi.

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  10. GRAND ARMAGNAC TRAVERSI

    Io, famigerato? Io me nei Vivarelli? Povero perissodattilo di un Foco, sciatto e abrupto se non proprio brutto (non volevo trascendere, ma lei mi fa per lo meno indignato scendere dal mio trono crisoelefantino, per giunta alla derrata!) operaio lasciato dalla piena di una CGIL che ha tradito i lavoratori quando ha deciso di rifiutare la proposta, piena di saggezza e di pepata preveggenza, della Confindustria, di aumentare cioè a 14 le ore lavorative giornaliere per gente che, comunque (e comunque ciò sia detto; e ovunque ciò sia letto), del proprio tempo saprebbe soltanto fare un uso la cui volgarità mi orripila al ritratto e alla menzione. Eh sì, signor Foco, giusta di glorie dispensiera è morte e sol chi non lascia eredità d'affetti... con quel che segue, nevvero...? Noi ci siamo intesi, Focuccio ungulatuccio? Non sarà necessario che io la umilii oltre? O sì? O no? O ambarabaciccicocò? Ma torniamo a noi! Perché quanto alla sua fanciullezza, caro e molto poco raro e piuttosto molto dozzinale Datti, essa esonda ben oltre la vezzosa credulità e dilaga nelle pieghe cerebrali più sottili e sottilmente addette al ragionamento, facendo di lei l'ungulato-tipo. Ci sono tanti tipi di ungulati al mondo, purtuttavia. Per esempio quelli che eleggono Silvia Novais, mulatta amazzonica appena appena riscattatata e meglio direi affrancata sui bordi, deanellizzata al naso da un bisnonno italiano, assurdamente eletta Miss Italia nel Mondo. Gli stessi derelitti ungulati che inveiscono contro Montolivo, che lo dileggiano, che lo ritengono al massimo un giocatore di quantità (occhio, che vi spacco il cervello col dire fatato! Montolivo è un giocatore sorprendentemente quantitativo per un atleta delle sue caratteristiche, quali vogliate che siano!), dopolavoristi del tifo e forse mal dissimulati coloni meridionali, post-marocchini che credono risibilmente che Aquilani gli sia superiore solo perché gli è superiore e non per altro che per questa ottusa, banale, sconsolatamente tautologica ragione. Sconsiderati! La loro, la sua, signor Datti, impotentia cogitandi (che vanamente si aderge all'imitazione del mio sostantivo da altro gerundio accompagnato: o capre!) ben si attaglia a chi ha fatto divisa del più scellerato rifiuto, della più inemendabile refrattarietà all'identificazione di sé nei puri, mai assenti, e talora persino perissologici (da non confondere supinamente con perissodattili, aggettivo che a voi ipocriti lettori, miei dissimili, io depongo come corona in capo di zecche non esente) valori intonati a una quieta eppure orgogliosa accettazione di quanto nel capitolo (udite udite!) a venire dirò [continua, forse].

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  11. GRAND ARMAGNAC TRAVERSI

    Signore (e quando dico signore uso eufemismo violento, come lei può, lei sa e lei deve capire, sempre che il concetto di capire abbia capienza nel suo organo preposto) Datti, la vodka è alcolico volgare ed estremamente cheap, che lascio volentieri a un pezzente quale lei non si vergogna di essere e di confessare di essere, ciò che maggiora e anzi dopa e forse overdosa (absit, signor Datti, absit!) la vergogna. Apro un inciso: "pezzente" non è un'ingiuria, come sento dire da qualche ungulato che così ho dovuto apostrofare, dopo averne sopportato le insensatezze con una pazienza che avrebbe lasciato ammirato lo stesso Giobbe (e giù tutti a cercare affannosamente su wikipedia chi fosse questo Giobbe ignoto... capre incolte, cloni imperfetti, ma in meglio, dei miei colleghi di redazione che amabilmente io spesso motteggio strappando loro indecifrabili risate e un gesto primario d'avambraccio che dovrò farmi spiegare dal mio portinaio, brav'uomo e dello stesso infimo strato sociale!). Credere che "pezzente" sia ingiurioso è veramente da pezzente e questa sì è un'ingiuria, che il pezzente fa a se stesso e di cui io non posso essere che il distaccato, quantunque irresistibilmente elegante, reporter notarile. E dunque, dicevo: pezzente! A stomaco vuoto, per giunta, come lei ha il torto ungulato di ammettere, al mattino. Abitudine deleteria, quella di saltare la colazione, delle nostre plebi, segnatamente di quelle meridionali (ma per queste si può ancora parlare di plebi? Il loro sucidume non le affonda in una umana irriconoscibilità? E' questione che pongo, la risposta infallibilmente giusta la coltivo nel mio io soffice e spregiudicatamente giovanile oltre l'età), abitudine che denota l'inintelligenza di colui che è in basso alla scala sociale e giusto agli antipodi della Casa Regnante e del mio Phil, abitudine che priva l'organismo delle energie necessarie a svolgere compiutamente quelle fatiche, certo degradanti chi per esse non abbia avuto natali congrui (ogni riferimento al sottoscritto è puramente casuale, come si suol dire, signor Datti... Non si senta trafitto dall'allusione, terrazzato dalla mia ironia che è implacabile in teoria ma poi clemente con chi sappia per tempo piegare il capino) eppure fondamentali all'ozio prestigiosamente contemplativo, su un tenue sfondo di gezz, di colui che della propria vita ha fatto un artistico acquitrino.

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  12. Ma chi cazzo le scrive? io un sospetto ce l'ho. Comunque son fatte bene. Ciao Dagli,
    nevrastenix

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  13. Io mi limito solo a dire che nonostante l'inarrivabile cultura che lo tradisce (ognuno decida un po' come cazzo vuole in che senso), e che dovrebbe, a detta dell'erudito, proprio grazie ad essa evitargli conseguenze legali, lo scritto di Oro Pilla non potrà sfuggire da ciò che prevedo con sicurezza: casse di mazzi come asparagi di querele, e non c'è Colonnello Autorevole di turno che, con più o meno interessati richiami alla moderazione fatti in sedi più o meno proprie, possa evitarle, più o meno.

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  14. Qui sopra, alla fine della mia prima riga, il "lo" prima di "tradisce" è di troppo.

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  15. Deodoratissimo A.T., le sue ultime parole hanno scavato a fondo, toccando corde che credevo sepolte come il ricordo di certi inespressi footballisti che vivono di fulgido splendore solo in memorie tenaci come la sua. Vorrei rispondere arabescando come solo lei può, ma conscio di cotanto divario lessicale mi aggrapperò alla storia, unica vera maestra di vita.
    Nel 1097 il nobile capitano di ventura Carlanello da Prepuziano , detto " il sensasenso", si imbarcò per raggiungere Costantinopoli e partecipare, così, alla prima crociata. Purtroppo lo stolto, non avendo mai intrapreso un viaggio in mare, si fermò a chiedere indicazioni in una locanda di Otranto e le ricevette da un monaco svizzero che predicava rivolto verso un angolo della stanza in totale solitudine. Seguendo le coordinate del predicatore, la nave di Carlanello approdò, dopo ben un anno e tre mesi, in una terra che credettero dominata dai mori. Incontrati degli indigeni, chiesero se fossero saraceni e alla risposta: " i' budello di tu' ma'" Carlanello ordinò l'attacco. Dalle locande del porto accorsero centinaia di rinforzi locali e per il " sensasenso" e i suoi uomini fu una carneficina. La testa del capitano di ventura fu rispedita al castello di Prepuziano con un pacco celere 3 da 1,50 fiorini.
    Spero, caro A.T. , che la morale insita in questo tragico episodio, non marginale per le sorti della prima crociata, le sia ben chiara e che le possa in qualche modo portare consiglio in futuro.
    Che il vento non offenda mai le sue vellutate ciocche.
    Con sentimento


    Foco

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